Il martin pescatore, un solitario cacciatore dai colori sgargianti

Martin pescatore

Il martin pescatore, un solitario cacciatore dai colori sgargianti. Il martin pescatore, con i suoi colori vivaci, è uno tra gli uccelli più belli che si possono osservare nelle nostre zone umide. Molto timido e solitario, si apposta sui rami delle piante in attesa di cacciare le sue prede. Lo si può osservare nei pressi di laghi, canali e fiumi. Tuttavia, se nel giardino si possiede un laghetto artificiale abbastanza capiente, questo uccello potrebbe trovarlo ideale per una visita.

LE SUE CARATTERISTICHE

Il martin pescatore ha una lunghezza compresa tra 17 e 19 centimetri, pesa tra i 34 e i 46 grammi ed ha un’apertura alare di 25 centimetri. Il suo becco appuntito è nero e lungo circa 4 centimetri. Le ali sono blu-verde, schiena, groppa e coda blu brillanti. Il suo addome è arancione e l’animale ha un piccolo bavaglino bianco sotto il becco. La testa è blu con macchie arancioni di fronte e dietro gli occhi. Su entrambi i lati della testa c’è una macchia bianca. L’unica differenza tra maschi e femmine è una colorazione arancione con punta nera nella parte inferiore del becco di queste ultime. Le zampe sono di colore arancione. Il suo verso è un breve fischio acuto, ripetuto due o tre volte. Il suo volo rapido e uniforme gli permette di fendere l’aria in linea retta, mantenendosi in una direzione parallela a quella del livello dell’acqua.

DOVE VIVE

Vive in tutta l’Europa centrale e meridionale, nell’Asia centro-meridionale e gran parte dell’Africa. In Italia è comune ovunque. Lo si può ammirare con facilità nel Parco Naturale dei Laghi di Avigliana. L’habitat ideale di questo uccello sono le rive ricche di vegetazione di laghi, torrenti e fiumi. Caccia infatti in acque poco profonde. Si tratta di un animale diurno molto solitario. Difende il suo territorio da qualunque intruso, compreso il proprio partner, tranne che nel periodo riproduttivo e la propria progenie. Durante la notte si rifugia nella fitta vegetazione nei pressi di uno dei punti d’osservazione preferiti. Non sopporta gli inverni troppo rigidi e perciò le popolazioni settentrionali sono in prevalenza migratrici. Alcuni esemplari europei attraversano il Mediterraneo e svernano in Nordafrica o Medio Oriente. Per la graduale scomparsa del suo habitat è nell’elenco delle specie prioritarie per le quali sono previste misure speciali di conservazione. Come la salvaguardia delle scarpate argillose e terrose lungo i fiumi e la vegetazione con rami sporgenti sulla superficie dell’acqua, che deve essere limpida.

L’ALIMENTAZIONE

Questo animale deve mangiare giornalmente una quantità di cibo pari al 60% del suo peso corporeo. Si nutre di insetti acquatici, piccoli pesci e d’inverno anche di crostacei come i gamberetti d’acqua dolce. È capace di rimanere immobile per ore in attesa di cibarsi. Caccia partendo da un ramo posizionato 1-2 metri sopra l’acqua. Quando trova la sua preda dondola la testa per misurare la distanza e si tuffa a picco per afferrarla. Solitamente non si immerge oltre i 25 centimetri. Sott’acqua gli occhi sono protetti da una terza palpebra trasparente. Una volta afferrato il pesce alza il becco verso la superficie e poi vola di nuovo verso il suo punto di lancio. Sbatte quindi la preda contro il legno o su una pietra diverse volte e la ingerisce partendo dalla tesa. Dopo il pasto rimane immobile, fintanto che la digestione non lo alleggerisce.

LA RIPRODUZIONE

Le coppie si formano in primavera, quando il maschio si avvicina alla femmina con un pesce nel becco. Lo tiene in modo che la testa della preda sia rivolta verso l’esterno, nel tentativo di fornire cibo alla femmina. Se viene rifiutato, mangia il pesce da solo. Il nido viene costruito in argini sabbiosi, come avviene per i gruccioni. È composto da un tunnel orizzontale lungo circa un metro. La femmina depone circa 5 o 7 uova bianche che vengono covate per 20 giorni. Il compito spetta ad entrambi i genitori durante il giorno, solo alla femmina durante la notte. I piccoli rimangono nel nido per altri 24 giorni. In una stagione possono essere allevate da due a tre nidiate.

LA LEGGENDA DI ALCIONE

Il suo nome scientifico, “alcedo atthis” deriva da Alcione, la figlia di Eolo. Una leggenda narra che la ragazza era sposata con il giovane Ceice. I due si amavano molto e si chiamavano con i nomi di due dei: Zeus ed Era. Questo fece indignare Zeus, che per vendicarsi scatenò una tempesta non appena vide Ceice in viaggio per mare. Il giovane morì e Alcione, per la disperazione si gettò nelle acque per raggiungerlo. Davanti a questo atto d’amore gli dei si impietosirono e trasformarono entrambi in piccoli uccelli dalla splendida livrea. Nacque così il martin pescatore. Gli animali costruivano il nido in riva al mare, ma questo veniva continuamente distrutto dalle onde. Zeus ebbe nuovamente pietà e placò il mare per sette giorni, prima e dopo il solstizio d’inverno, affinché potessero riprodursi. I marinai chiamano ancora oggi questi giorni di mare calmo i “giorni di Alcione”.

LA LEGGENDA DELL’ARCA DI NOÈ

Secondo un’altra leggenda il martin pescatore era grigio. Noè gli chiese di volare in cerca di terre emerse. L’animale si imbatté in una violenta tempesta e per cercare rifugio si alzò di quota fino a trovarsi sopra il sole. La parte superiore del suo corpo prese il colore blu del cielo, mentre il ventre divenne arancione a causa del calore del sole.

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Testo di Andrea Carnino. Iscriviti alla nostra pagina Facebook L’Agenda News: clicca “Mi Piace” e gestisci impostazioni e notifiche in modo da non perderti più nemmeno una notizia!